Incontro Scuola Popolare Antonio Gramsci Ghilarza

L’Associazione per Antonio Gramsci di Ghilarza, vi invita all’incontro con la Scuola Popolare Antonio Gramsci Ghilarza che si terrà venerdì 31 maggio 2019, ore 18.30, nei locali dell’Agorà di Ghilarza.

La lezione, dal titolo: “Kurdistan, il crocevia per la pace e la costruzione della democrazia in Medio Oriente”, sarà tenuta da Yilmaz Orkan, dell’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI onlus).

La sconfitta dell’ISIS e la stabilizzazione del fronte di guerra in Siria hanno aperto uno scenario insperato per la pace, la sicurezza dei confini dei paesi in guerra e la ricostruzione delle società sottoposte per anni a massacri e indicibili sofferenze. Tuttavia le pressioni dei regimi insediati nei paesi interessati e gli interessi retrostanti delle grandi potenze preservano una costante situazione di rischio, entro cui intere popolazioni restano prese in ostaggio, tagliate fuori dall’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e dalla coscienza storica dell’occidente.


Rompere l’isolamento è quindi la prima inderogabile necessità: la marginalizzazione storica di popoli da cui è nata la civiltà, la sopraffazione statuale su una popolazione di quaranta milioni di abitanti, l’isolamento carcerario di decine di migliaia di resistenti.


La storiografia mediorientale è sempre stata segnata dalla sindrome del nodo di Gordio, la tentazione del vincitore imperiale di recidere con la spada piuttosto che sciogliere con la ragione: dall’impero di Sargon, ai califfati e alle spartizioni imperialistiche del Novecento fino ad oggi. E’ per questa interminabile sciagura che i nodi non sciolti, ridotti dalla diplomazia dominante a “questioni”, si sono aggravati nei secoli: la questione armena, la questione palestinese, la questione yemenita, e in maniera cruciale la questione Kurda.


La resistenza kurda si muove oggi su tre campi: la guerra all’ISIS, la costruzione del confederalismo democratico e la solidarietà coi prigionieri; sono migliaia oggi i prigionieri politici kurdi detenuti in Turchia; settemila persone sono in sciopero della fame, come voce estrema per rompere l’isolamento. E’ in questi luoghi di sofferenza che avanza ogni giorno, con la resistenza, un impegno per la condivisione storica e per la costruzione della democrazia: questo impegno non è germogliato sui tavoli delle diplomazie, ma dentro l’isolamento carcerario dei leader della resistenza.

DOCUMENTO DEI DETENUTI DEL CARCERE DI IMRALI (TURCHIA), ALLA SOCIETA’ CIVILE ITALIANA

Alla vostra cortese attenzione
Si è appena conclusa la conferenza stampa indetta dagli avvocati dell’Ufficio Legale di Asrin, i quali sono riusciti ad incontrare per la prima volta dopo 8 anni il Presidente Abdullah Ocalan.
In data 2 maggio, a due dei quattro avvocati che avevano fatto la richiesta è stato permesso di avere un incontro con il Presidente Ocalan. Gli è stato però impedito di vedere gli altri detenuti, incarcerati presso lo stesso penitenziario. Come ogni lunedì anche le famiglie avevano richiesto di incontrare i propri parenti detenuti, ma le loro richieste sono state rifiutate.
La visita avvenuta lo scorso 2 maggio non comporta alcun cambiamento alle politiche del governo turco. I diritti fondamentali dei detenuti continuano ad essere violati e le loro condizioni risultano non essere cambiate.
Durante questo incontro, A. ÖCALAN e i tre detenuti H. YILDIRIM, Ö. H. KONAR, V. AKTAŞ hanno presentato la seguente dichiarazione:


ANNUNCIO PUBBLICO:

È necessario avere un profondo consenso sociale nel processo storico che stiamo attraversando.
Nella soluzione dei problemi, c’è bisogno di un metodo di negoziazione democratico lontano da tutti i tipi di polarizzazione e cultura dei conflitti.
Possiamo risolvere i problemi della Turchia e della regione, non con la guerra, non con strumenti che veicolino la violenza fisica, ma con “soft power”, ossia con una forza di intelligenza politica e culturale.
Abbiamo fiducia che le forze democratiche siriane (SDG) nell’ambito del combattimento in Siria, siano in grado di risolvere i problemi evitando la cultura del conflitto; la posizione dovrebbe essere finalizzata a risolvere la situazione nel quadro dell’integrità della Siria e nella prospettiva della democrazia locale garantita costituzionalmente. In questo contesto, è altresì necessario che vengano viste le sensibilità della Turchia.
Vogliamo sottolineare inoltre che ammiriamo la resistenza degli amici dentro e fuori le prigioni; proprio per questo motivo vorremmo evidenziare che tale resistenza non dovrebbe portarli al punto in cui metterebbero a rischio la loro salute, fino a condurli alla morte. Per noi, la loro salute mentale, fisica e spirituale viene prima di tutto. Crediamo anche che l’approccio più significativo sia legato ad approfondire lo sviluppo spirituale e del pensiero.
La nostra posizione ad İmralı è determinata nel continuare ad approfondire il metodo ed il modo, sulla base di quanto affermato con la Dichiarazione di Newroz del 2013.
Per noi è essenziale una pace onorevole e una soluzione di politica democratica.
A tutti coloro i quali erano curiosi sulla nostra condizione ad Imrali e che hanno preso una posizione prendendosi cura di noi, vi ringraziamo per l’ascolto, vi portiamo rispetto e vi ringraziamo tantissimo.”
In base a quanto sostenuto dagli avvocati, le richieste degli scioperanti non sono state ancora accolte dal Governo turco. Per questo chiediamo a tutta l’opinione pubblica, alle istituzioni europee ed italiane, di continuare a fare pressione alla Turchia affinché accetti le richieste dei detenuti politici. Chiamiamo ora più che mai la popolazione italiana e la società civile di continuare ad appoggiare la lotta degli scioperanti e che ci aiuti a rompere questo isolamento con le mobilitazioni.

Carcere di Imrali, 2 maggio 2019