Ghilarza
e Zuri (sua frazione dal 1927) sono situati nel centro Sardegna, nella media
valle del Tirso in provincia di Oristano e confinano a Nord-Ovest con il
Marghine, a Nord-Est con la Barbagia di Ollolai, a Ovest con il Montiferru, a
Est con il Barigadu e a Sud con il Campidano di Oristano. Il territorio si
estende a quota 300 metri s.l.m. per 5.348 ettari e vanta poco meno di 5.000
abitanti.
L’area è attraversata da svariati torrenti e piccoli corsi d’acqua,
appartenenti al bacino idrografico del fiume Tirso, il più grande della
Sardegna, e si affaccia, con un’incantevole e suggestiva veduta, sulla sponda
destra del Lago Omodeo.
Sono numerose le testimonianze archeologiche riconducibili all’epoca prenuragica e nuragica, fenicio-punica, romana e bizantina. Sin dall’epoca della dominazione romana, il territorio ghilarzese si trovava lungo la ‘Karalibus Turrem’, l’antica via utilizzata per viaggiare tra Cagliari e Porto Torres. Nel medioevo il territorio ghilarzese era compreso nella curatoria del Guilcer, appartenente al Giudicato di Arborea. Alla caduta del giudicato (1420) passò sotto il dominio aragonese e, compreso nella Incontrada di Parte Ocier Real, divenne più tardi un feudo regio. Venne riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
Ghilarza è stata un importante centro culturale che fu linfa vitale per giuristi, medici, militari, diplomatici, studiosi e letterati. Tra essi spicca Antonio Gramsci, il grande pensatore e uomo di cultura che a Ghilarza trascorse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza e da lì crebbe ai valori umani e sociali che sono a fondamento del suo pensiero.
Di notevole interesse artistico la chiesa di San Palmerio, realizzata nel XIII secolo in trachite bianca e nera in stile romanico-arcaico, e la Chiesa di San Pietro di Zuri.
Il paese si caratterizza per le sue case in basalto. Lungo il corso si trova la casa museo, aperta al pubblico, di Antonio Gramsci